Italiani.
Popolo unito, coeso.
Sempre.
Italiani.
Popolo unito, anche in
questo casino pandemico.
Siamo tutti uniti – nei
flash mob sul balcone.
Siamo tutti uniti – nelle
code per entrare al supermercato, ordinate e nel rispetto del metro
di distanza... che manco li Londinesi a la fermata der bus!
Siamo tutti uniti anche
dal fatto di appartenere tutti (ma proprio tutti, eh?) alla categoria
che più sta risentendo della situazione. Tutte le ConfQualcosa e le
AssoQualcosaltro lo affermano, con inserzioni sui quotidiani e
lettere aperte ai politici.
E... no, non proprio
tutti.
C'è una categoria,
silente, che copre probabilmente il 5% della popolazione: il genitore
separato.
Più specificamente,
quello presso il quale il figlio non vive.
Tipicamente, il padre.
Pater separatus –
spesso bancomathiensis.
Nessuno (o quasi) ne
parla, nessuno pensa all'impossibilità o quasi di vedere il proprio
figlio in questo periodo. Ho visto soltanto un trafiletto, su Italia
Oggi, il 20/03.
Quando il figlio abita
con l'ex coniuge in altro Comune, se non addirittura altra Regione,
vederlo è impresa ardua.
E' vero che sul sito del
Governo si trova una FAQ
che consente
“lo
spostamento... per raggiungere in figlio presso l'altro genitore”
– ma è ben nascosta, piuttosto vaga e poco nota. E metterla in
atto è forse anche rischioso.
Morale:
quasi un mese che non vedo il mio Pistacchio. Lui in Piemonte, io il
Lombardia.
Tra
l'altro, due tra le Regioni con i Governatori maggiormente
agguerriti.
Che
culo, eh?
...e
non parlatemi di video-call o altre amenità del genere: riuscire a
strappare a un adolescente una telefonata (telefonata? Tre “si”,
due “no” qualche “boh” e un “ciao” a conclusione di 45 /
50 secondi: è una telefonata?) ogni due giorni è già un successo!
Passerà.
Come
disse Guareschi in campo di concentramento. “Non muoio neanche se
mi ammazzano!”
(Si,
lo so, c'entra poco e niente – ma mi piace...)