Ricevo una strana proposta.
Una giornata in un parco acquatico a
Morbegno.
Nella lista dei partecipanti, scorgo
persona che sarà presente con il figlio. Pheara già lo conosce,
pare ci sia feeling.
Occhei, abbandono le pantofole e
aderisco a un viaggio di 120 Km, disposto pure a indossare un costume
da bagno che rivelerà inclemente la panza... Preparo pure un melone
a cubetti, che verrà apprezzato. Al frittatone ci pensa nonna.
Partiamo con un leggero ritardo, ma
tant'è.
Si arriva a Morbegno, cerco indicazioni
per il parco acquatico. Nulla.
Chieste informazioni, mi ritrovo poco
dopo nel parcheggio di una clinica.
Cedo e imposto il navigatore. Seguo.
Dopo una decina di km mi dice “sei arrivato”.
Seee... altro paese, Brico Center e
concessionario Toyota: e le piscine?
Reimposto il navigatore, che mi conduce
inesorabile nella piazza principale del paese; luogo decisamente
inadeguato per un parco acquatico, direi.
Mi tocca soccombere e chiedere aiuto.
Non attivo più il navigatore, utilizzo
il buon vecchio sistema del finestrino abbassato. “Scusi, vado bene
per...?”.
Dopo una ventina di minuti, mi ritrovo
esattamente nello stesso parcheggio della clinica da cui sono
partito. Mi astengo dal proferire parola, non sarebbe stato educativo
per mio figlio. Il navigatore trema, temendo una dovuta martellata.
Scendo dalla macchina, in evidente
stato di panico.
Casualmente, l'occhio cade al di là di
una siepe... cazzo, quello è uno scivolo d'acqua! Ed ero già qui
svariato tempo fa... il navigatore cerca di nascondersi. Giustamente
terrorizzato. Non ho martelli sottomano ma vedo sassi dignitosamente
grossi.
...ma non vedo l'ingresso.
Improvvisa, qual cometa nella notte,
sopraggiunge un'auto: la mamma dell'amichetto che mi viene in
soccorso.
Trenta metri, siamo alfine alla cassa
del parco.
Dopo 20 Km di tour per le campagne
bresciane...
Sorvoliamo sul fatto che
lo zaino del figliuolo era stato predisposto
per squisite esigenze
tecnico-organizzative
dalla madre, che si è
scordata di implementarlo con doveroso costume da bagno.
Sorvoliamo sul fatto che
solo dopo mezz'ora
e con l'intervento
sostenitore di altri genitori
sono riuscito a
convincerlo che i pantaloncini indossati
potevano ben passare per
costume da bagno.
Si è divertito, questo
importa.
Arriva il momento del
rientro.
Me ne guardo bene
dall'attivare l'infame navigatore: i cartelli verdi “autostrade”
sono presenti e ben visibili... A4.
Te lo credi!
All'improvviso
spariscono, rimane la A35.
Mi ritrovo così sulla
famigerata BreBeMi; è deserta, ma poi capisco, spendo esattamente il
50% in più rispetto all'andata! Pochi euro, è vero, ma è il
concetto.
Faccio poi molta più
statale.
E io, che abito
praticamente all'imbocco della desiderata Mi-Ve, mi ritrovo a Linate.
Dall'altro capo della città.
Alterato.
No, decisamente
arrabbiato.
Diciamola tutta:
incazzato nero!
La prossima volta
o organizzate qualcosa
su Milano
oppure venite a
prendermi!
Voglio bene a mio
figlio,
disposto a mettermi al
volante per 250 km in un giorno
se immagino che lui ne
tragga piacere
come è poi accaduto.
Ma a tutto c'è un
limite.
Tra dieci anni prenderà
la patente
devo solo resistere!