giovedì 2 aprile 2020

"Coronavirus" anch'io


Italiani.
Popolo unito, coeso. Sempre.
Italiani.
Popolo unito, anche in questo casino pandemico.
Siamo tutti uniti – nei flash mob sul balcone.
Siamo tutti uniti – nelle code per entrare al supermercato, ordinate e nel rispetto del metro di distanza... che manco li Londinesi a la fermata der bus!

Siamo tutti uniti anche dal fatto di appartenere tutti (ma proprio tutti, eh?) alla categoria che più sta risentendo della situazione. Tutte le ConfQualcosa e le AssoQualcosaltro lo affermano, con inserzioni sui quotidiani e lettere aperte ai politici.


E... no, non proprio tutti.
C'è una categoria, silente, che copre probabilmente il 5% della popolazione: il genitore separato.
Più specificamente, quello presso il quale il figlio non vive.
Tipicamente, il padre.

Pater separatus – spesso bancomathiensis.
Nessuno (o quasi) ne parla, nessuno pensa all'impossibilità o quasi di vedere il proprio figlio in questo periodo. Ho visto soltanto un trafiletto, su Italia Oggi, il 20/03.
Quando il figlio abita con l'ex coniuge in altro Comune, se non addirittura altra Regione, vederlo è impresa ardua.
E' vero che sul sito del Governo si trova una FAQ che consentelo spostamento... per raggiungere in figlio presso l'altro genitore” – ma è ben nascosta, piuttosto vaga e poco nota. E metterla in atto è forse anche rischioso.

Morale: quasi un mese che non vedo il mio Pistacchio. Lui in Piemonte, io il Lombardia.
Tra l'altro, due tra le Regioni con i Governatori maggiormente agguerriti.
Che culo, eh?


...e non parlatemi di video-call o altre amenità del genere: riuscire a strappare a un adolescente una telefonata (telefonata? Tre “si”, due “no” qualche “boh” e un “ciao” a conclusione di 45 / 50 secondi: è una telefonata?) ogni due giorni è già un successo!


Passerà.
Come disse Guareschi in campo di concentramento. “Non muoio neanche se mi ammazzano!”

(Si, lo so, c'entra poco e niente – ma mi piace...)



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