mercoledì 12 settembre 2012

A scuola!


12 settembre 2012, il primo giorno di scuola elementare (pardon, “primaria”...).

Circa 80 bambini nel cortile della scuola; complici la sezione attribuita (la “A”) e il cognome, il pistacchio è il primo all'appello e, in quanto tale, gli tocca l'onore / onere del taglio del nastro, proditoriamente predisposto dalle maestre (evidentemente influenzate dal sindaco di Paperopoli...) per entrare nell'edificio.
Ovviamente, in un momento tanto catartico la macchina fotografica di papà è rigorosamente a casa...

La prima giornata scolastica è di sole 2 ore, di cui una con i genitori per le comunicazioni “di rito” da parte delle maestre, ma la seconda ora è sufficiente per far riemergere le peggiori porcherie assopitesi durante l'estate... (mi astengo dal riportarle).

Però, la sera, dopo cena... con aria dolce e sognante, occhioni spalancati e sorriso un po' mieloso, testina leggermente reclinata verso destra (si, insomma, un po' da libro “Cuore”, per intendersi...)
  • Papà-à (detto proprio così, strascicato)
  • Dimmi...
  • Sai cos'è la cosa più bella?
  • ? ? ?
  • Avere un papà e una mamma...

Beh, io non mi ci sono ancora abituato... (lacrimuccia)


venerdì 18 maggio 2012

"Che bella cosa..."



Ma che bella cosa che avete fatto!”
Mi è capitato raramente che me lo dicessero e mi sono sempre trattenuto dal mandare “a stendere” (so riconoscere, e perdono, l'ignoranza – nel senso etimologico del termine, ignorare... – quando la incontro!). Ma mi pare di capire che ad altri succede di frequente.
Quindi, ci ho ragionato (sembrerà strano, ma mi accade...).

Sono stato inquisito dai servizi sociali, ho atteso anni (e speso un pacco di soldi...) per poi affrontare un volo di 10 ore per andare in Cambogia.
Là, ho abbracciato quello che mi è stato “destinato” come figlio; l'ho tolto dal suo ambiente (bello o brutto che fosse, era comunque il suo ambiente); nel giro di un'ora, l'ho strappato dal suo istituto (la sua vita, la sua quotidianità) e l'ho costretto a un viaggio in macchina di 5 ore; gli ho imposto di convivere in una stanza di albergo con due sconosciuti, pallidi come due mozzarelle e con due nasi enormi come lui mai aveva visto.
Mi parlava nella sua lingua (il cambogiano, ovviamente) che io non capivo (altrettanto ovviamente); io gli rispondevo in italiano, con la pretesa che imparasse.
L'ho strappato dalla sua terra, dove quando fa freddo ci sono 20°, e l'ho portato in Italia, dove ha conosciuto freddo, nebbia e neve.
Gli ho cambiato le abitudini alimentari (in peggio, forse...) facendogli bere il latte e mangiare il formaggio, sostituendo il riso con la pasta e il passion fruit con le mele.
Non sapeva cosa fosse un papà, e io ho preteso di esserlo per lui.
Non sapeva cosa fosse una mamma “in esclusiva”, e se l'è ritrovata – suo malgrado.
Non sapeva cosa fosse una famiglia, e noi gliela abbiamo imposta.

Noi, consciamente, desideravamo un figlio. Lui non aveva idea di cosa fosse una famiglia.
Noi desideravamo essere famiglia. Lui non ci pensava proprio...
Noi abbiamo lottato e sofferto per un nostro obiettivo (non dovuto, peraltro). Lui ci ha, in un certo senso, “subiti”.

Ora, quando ci chiama mamma e papà... quando vuole che ci diamo un bacetto per intromettersi anche lui in un ridicolo ed improponibile bacio “trino e unico”... quando si affida a noi totalmente...
…mi chiedo: chi ha fatto veramente una bella cosa? Noi o lui?




giovedì 17 maggio 2012

Assemblea condominiale

Sono appena tornato a casa dall'assemblea condominiale... la solita "lotta al coltello" per 10 euro di spese... Sono sfatto.
Me ne hanno dette di ogni, si fottano!!!
Non vogliono usufruire dei vantaggi fiscali? "Peni" loro, o no?

Rientro a casa. La tribù sta dormendo e , come al solito, mi dedico a un saluto al pistacchio (che stasera aveva un pò di febbre).
E' quasi mezzanotte, non si sveglia ma mi abbraccia... forte... non riesco a liberarmi e devo stare lì con lui per qualche minuto. Mi ripaga di tutte le cattiverie che sono venute fuori in assemblea. Non me le ricordo più, ora c'è lui.
Grazie, Pheara!

lunedì 27 febbraio 2012

Papà esiste!


Come si chiama... “papite”?

Ieri pomeriggio, ha espresso il desiderio di andare ai giardinetti; con papà.

Credo non sia mai successo, prima... monopattino e via! Sfidando un vento gelido che ha messo a dura prova il mio malconcio fisico, assestato su 37.8° da una settimana. Ma come negarsi al Pistacchio?

E come negarsi a quegli ultimi faticosissimi 10 minuti, durante i quali ha voluto giocare a calcio con me (notoriamente negato e avverso al calcio)? S'è fatto anche questo, e pure di gusto!


Oggi, riunione di lavoro improvvisa, fuori Milano.

Alle 19.45 telefono a casa, dico che sto rientrando.

Il Pistacchio mi vuole parlare; non singhiozza, ma la voce è “rotta”, mi dice che gli manco, mi chiede dove sono e quando torno.

Il risultato è quantomeno deleterio: incurante degli autovelox che abbondano sulla MI-CO, sono a casa in circa mezz'ora.

Mi salta addosso e mi abbraccia, sghignazzando mi dice che senza il mio controllo hanno fatto quello che volevano ma poi mi bacia e mi dice che gli sono mancato, mangiare senza di me non gli è piaciuto.

Mi squaglio... che altro posso fare?

Vediamo cosa mi attende, domani!



martedì 7 febbraio 2012

Gli occhi

Non ci avevo mai fatto caso, prima... ma tutto accade, prima o poi, no?
Quindi, mi sono accorto degli occhi di mio figlio, gli occhi del Pistacchio.

Neri, intensi, profondi; non ti lasciano scampo: se li guardi, devi metterti in gioco con lui. Ti sfida, a volte... ma perlopiù ti chiede; ti chiede di esserci, con uno sguardo dolce e supplichevole che ti spacca. E così la vince lui su qualsiasi cosa, il fetente! Ma va bene così, l'ho desiderato, l'ho atteso per tanto (troppo?) tempo e ora che è con me... con noi... lo guardo negli occhi e ringrazio Dio per il dono che ci ha fatto; però non vale! Ha due occhi che valgono per quattro e io a volte non reggo... bella sensazione!

venerdì 6 gennaio 2012

Befana 2012

Puntuale, anche quest'anno è arrivata la Befana.

E' la seconda volta, per il Pistacchio, che ha buona memoria: “La Befana viene dopo Babbo Natale: arriva oggi?” è il ritornello assillante che ci rincogl rimbomba tra le mura domestiche dal 26 dicembre.

Ed oggi, finalmente, è arrivata, con un carico da far venire il diabete solo a guardarlo.

Appena sveglio, il Pistacchio si è fiondato al camino (ebbene sì, seppur cittadini e condòmini al 3° piano, abbiamo la fortuna di avere un camino funzionante, ancorché inutilizzato...) in adorazione delle calze appese... le ha rimirate per un po'... poi, lo stronz il fetente guarda una calza e dice: “Ma questa calza ce l'abbiamo già!!!”

...ma come fa a ricordarsi della calza di un anno fa? A parte il fatto che è passato un anno (365 lunghissimi giorni...), all'epoca era in Italia da 4 mesi e non mi risulta che in Cambogia sia così diffusa la tradizione della calza della Befana... Boh!

Sono riuscito a inciuciarlo, dicendogli che le calze vuote vanno riconsegnate alla Befana (un po' come le bottiglie della birra trent'anni fa, e ancora oggi in Croazia – con la cauzione) ma se continua così il Pistacchio mi manda affan a “stendere” entro breve... me, Babbo Natale, la Befana, la cicogna e compagnia cantando!

Per quest'anno me la sono cavata, ma il piccolo khmer è sempre in agguato: mai mollare la guardia!

E' mio figlio, ma lo adoro lo stesso... ;-)