martedì 31 agosto 2010

Velone???

...non so cosa ne pensiate, ma se mia madre volesse partecipare a Velone le farei fare Riccione - Milano a calcinculo!!! E di gusto...

27 agosto - back to Italy!

Ieri mattina siamo atterrati a Malpensa, dopo una notte (per quanto mi riguarda) pressoché insonne, a base di Tetris...

All'uscita, dopo lo svolgimento delle pratiche burocratiche (meno pesanti di quanto si dica), mio cognato: cooptato da Maria, alle 7:30 è in aeroporto con moglie (gravida...) e figlio di 4 anni scarsi.
Suo compito sarà quello di portarci a casa, lasciando moglie (gravida, ripeto...) e figlio al treno per Milano Cadorna. A suo figlio la cosa non piace...
Noi, in macchina: personalmente, viaggio con un passeggino in braccio (non è comodissimo...) ma arrivo fin sotto casa. C'è anche parcheggio, in questa ultima settimana di ferie collettive.

L'aereo ha un pò di ritardo e nell'attesa Guido (il cognato) conosce Sandra e Gianmatteo che, malgrado le mie minacce, sono venuti ad attenderci, con San appresso. Secondo me non avrebbero dovuto, però mi ha fatto molto piacere! San, poi, è una teppa che mi dà soddisfazione... Ghigna sempre!!!!

In aeroporto, riusciamo anche ad incrociarci con la CamboNonna Wilma, in partenza per una settimana in Terra Santa; gli inservienti aeroportuali hanno dovuto fare gli straordinari, per asciugare le lacrime copiosamente sparse dalla neo-nonna...

domenica 29 agosto 2010

24 agosto - tappa a Bangkok

Ieri, strascico della "giornata del papà", tutto coccole e moine, sorrisetti e bacetti: cosa vorrà in cambio, la piccola serpe?

Stamattina, aereo per Bangkok; una delle referenti, dopo due chiacchere in khmer, riferisce che il cucciolo ha capito che è il primo di due voli, con destinazione "casa".

E' il suo primo volo, non è facile (anzi: non ce la facciamo proprio...) tenerlo seduto durante il decollo, mentre con gli occhi sbarrati vede la terra allontanarsi sempre di più: "Ohhh...!"

Pomeriggio, ambasciata.
Credetemi, i film ci prendono in giro: l'ambasciata italiana a Bangkok è piuttosto triste; però sono gentili e tempo un paio d'ore torniamo in albergo.

Tra viaggio e ambasciata, il pistacchio è stremato.
Si addormenta presto, troppo presto... e alle 21 ci troviamo a scarrozzarlo nell'unica attrazione nei pressi dell'albergo: un centro commerciale stile americano, Burghy ("drive-away", o come cavolo si chiama...) e market 24h, gelateria e sala massaggi, steak-house e sushi bar... e un pistacchio assonnato che strilla come un ossesso!

Tremo, pensando al volo di domani notte...

venerdì 27 agosto 2010

21 agosto

Stranamente, al pistacchio piace girare per musei: cosa capirà...
Certo, si stanca presto, ma oggi si è goduto anche Palazzo Reale.
A onor del vero, la parte che gli piace di più è il trasferimento in tuk-tuk!

Nel pomeriggio, ho abbandonato la truppa per visitare il famigerato S21.
Agghiacciante...

Dopo cena, quattro chiacchere con Padre Mario, padre del PIME da 10 anni in Cambogia. Casualmente, in questo periodo sono venuti a trovarlo il fratello con la famiglia.
Avrei voluto sapere di più sulla sua esperienza, ma quel buffone di mio figlio ha concentrato tutta l'attenzione su di sé... Secondo P. Mario, in mio cucciolo d'uomo potrebbe avere qualche gocciolina di sangue cinese (o giù di lì). Comunque sia, siamo tutti d'accordo: è venuto proprio bene! Maria, guardandolo dormire la prima sera, ha sussurrato: "Se lo facevamo noi, non veniva così bene!". Lo so, l'ha scritto anche Trilly nel forum, ma dopo! Colpa mia che ho riportato l'affermazione in ritardo.

P. Mario è soddisfatto della nuova legge, secondo lui c'era un business pauroso dietro le adozioni.
Ci dice anche che in questo periodo è sommerso di telefonate di italiani che sono a PP per l'adozione: buon segno!


Da stasera, il calendario di casa B. potrebbe essere modificato: tra il 20 e il 22 agosto si potrebbe trovare, in futuro, il 19 marzo...
Il pistacchio era in bagno con la mamma, per la serale "operazione dentini". Attraverso la porta, mi ha visto riflesso allo specchio e ha iniziato a sghignazzare come un matto al grido di "Ciao mamà! Ciao Pheara! Ciao papà!", poi sul letto ha guardato un pò di cartoni con me e ogni tanto mi schioccava un bacino. Spontaneamente, senza richieste...
Doh, mitico!

sabato 21 agosto 2010

20 agosto - ritorno dalle suorine

Stamattina, siamo tornati dalle suorine.
Il che significa, in altre parole, spostare un tot di kili di sapone... Per fortuna, i guidatori di tuk-tuk non sono così formali come le hostess ai terminal dell'Alitalia, però sono più venali e infingardi: 500 metri di strada, richiesta 3 dollari!
Visto il carico, ho rilanciato 2, subito rimpallato a 2,50.
Rifiuto, faccio per allontanarmi, il vile accetta i 2 ma, giunto a destinazione, ci riprova con 2,50.
Sta per scattare un poderoso "vaffa" ma poi gli ricordo che sono appena arrivate nuove coppie Cifa, nostri amici... nuovo lavoro... l'infamone accetta i due dollari.

Pheara stavolta non è intimorito, sale di buon grado al 1° piano dove i bimbi stanno mangiando (ma mangiano sempre???), ci aiuta trascinando un sacchetto un gradino dopo l'altro...
Sister Jedidiah ci accoglie, con uno dei suoi sorrisi dolci e disarmanti, ci chiama per nome.

Le suore sono pur sempre come i preti, ma al femminile, quindi cerca di fregarsi anche il borsone che ho usato per la roba più pesante: "Questa serve a voi, vero?". Stavolta le è andata buca.
Non ha però capito che anche gli altri 4 sacchettoni sono per loro... quando lo capisce, mi perdona per il borsone: non dice nulla, ma è evidente.

Arrivano tre persone (giapponesi?), parlano con lei.
Abbandonato a me stesso, incomincio a guardarmi in giro meglio della volta precedente.
C'è un'altra suora che, aiutata da due o tre donne cambogiane, accudisce i piccoli ospiti.
C'è anche una biondina (c'era anche la volta precedente), a occhio non raggiunge i 25 anni. Sembra americana.
Maria gira tra i bimbi, Pheara pure.
Io guardo e, stavolta, vedo.

I bambini con problemi sono tanti. Perlopiù psichici, ma non solo.

E' vispa, ha un musino dolce e sorridente, continua a dire "ciao" agitando i due moncherini che ha al posto delle braccia (su uno ha un piccolo ditino con il quale riesce a mangiare da sola). Una gamba è ridotta sopra al ginocchio, l'altra sopra alla caviglia (non riesco a descriverla meglio, ma non è questo ciò che importa). Cammina, mi gira intorno. E' così bella...

Sister Jedidiah mi dice che ha 7 anni, poi mi snocciola una serie di età dei suoi piccoli angeli. Più di uno è "allettato".

Su un mobile vedo quelle che probabilmente sono le protesi della dolce bimba.

Sister Jedidiah, conscia che la mia comprensione dell'inglese lascia a desiderare, mi fa capire di darle una mano a spostare i tavoli su cui i bimbi hanno mangiato.

...non vedo più Maria!
Il locale è piccolo, la trovo immediatamente, dietro un paravento; mentre io mi guardavo in giro, è scattata l'ora del bagnetto e Maria, a fianco della biondina, sta asciugando un micro-teppistello sghignazzante. La raggiungo e vengo avvolto dall'umido abbraccio di un altro nanerottolo, appena uscito dal lavatoio: come non prenderlo in braccio?

Tutto è perfettamente organizzato: una lava, una asciuga, una veste. Maria si è intrufolata nel "sistema", per quello che può.
Nel reparto asciugatura, qualcuno rilascia un "umido" giallognolo e non desiderato... scatta l'allarme.

Phearà, fino ad ora, ha accettato di vedere mamma e papà alle prese con altri bimbi, ma ad un certo punto ci fa garbatamente capire che quando è troppo, è troppo!

E' il momento di defilarci, anche perché - forse - siamo più d'impiccio che di aiuto.


Usciamo dall'istituto e raggiungiamo in albergo le altre coppie Cifa, arrivate da poche ore. Qualcuna la conosciamo, altre no. Iniziamo a snocciolare consigli ed esperienze su PP, siamo qui da 21 giorni, siamo quasi esperti (anche se molto è merito dei primi consigli avuti da Gianmatteo)!

Realizzo che tra pochi giorni partiremo: un pò mi spiace, mi sto assuefando a questa città...

venerdì 20 agosto 2010

19 agosto

Sono passati quasi 20 giorni, visto l'andazzo pensavo che - ormai - rimanesse poco spazio per nuovi sentimenti e nuovi stupori. Pensavo...!

Accade di ogni, soprattutto quando parla in khmer con qualcuno che poi ci traduce.
Ieri, è venuto fuori che vuole bene alla mamma, ma non al papà (l'ha detto alla commessa di un negozio); l'avrei strozzato... l'ha salvato un colloquio (di cui non conosco i contenuti) durante il quale un signore di mezza età ha detto "papà" tra una parola khmer e l'altra... e lui, sorridendo, ha indicato me. WOW!

Da quanto ho capito, un bimbo non può chiamare per nome un adulto; così, tutti gli uomini sono pa e tutte le donne sono ma; poi, la mamma è mae (e può diventare maemà, o mama) e il papà è pae (paepà o papa).

Mae lo si sente spesso, da queste parti nella stanza 606; pae un pò meno... Ma poco importa, a volte lo dice (quindi, ci sto dentro...). E poi mi somiglia nelle piccole cose: ha i piedi prensili, con l'alluce più corto dell'indice... mentre si addormenta sfrega i piedi tra loro... la mattina ci mette mezz'ora per "carburare" però poi apre la ciabatta e non lo zittisce più nessuno. Rigorosamente in khmer, però si fa capire.



Ieri siamo stati al Museo Nazionale; Maria era titubante ma ho insistito per non portare il passeggino.
...un successo! Camminava tra teche e reperti di vari periodi, buddha e naga, scimmie combattenti e steli finemente (e fittamente, se si può dire in italiano) incise un migliaio di anni fa.
Io mi sono un pò pentito di non aver studiato la storia, lui guardava interessato.
Ovviamente, dopo un pò si è stancato ma ha tranquillamente atteso con mamma che io finissi (o quasi...) il giro di una mostra temporanea sul Mekong e sulle civiltà che si sono sviluppate lungo le sue rive (il Mekong parte dalla Cina e "tocca" Laos, Thailandia e Cambogia).

Dopo pranzo, in un negozietto "equo solidale" è riuscito, come al solito, ad "attaccare bottone" (e a farci spendere un discreto numero di dollarini...avrà capito che servono ad aiutare la sua Terra di origine?). Nel giro di 10 minuti mi sono ritrovato tra le braccia un poppante cambogiano di pochi mesi (ma tanti chili... quanto pesava!) mentre la madre tentava subdolamente di rifilare a mio figlio ogni genere di pupazzetto a forma di elefante, fatto in costosissima seta, e la titolare mi distraeva raccontandomi in un inglese perfetto (fin troppo perfetto, per le mie capacità) di alcune opere sociali in Cambogia. Un complotto? Non so, comunque me la sono cavata, ho restituito il piccolo lottatore di sumo e sono uscito dal negozio con dignità...



Stamattina, una referente Cifa ci ha accompagnato a un "loro" mercato: spesa per le suorine.
Pheara sta con le nostre referenti con tranquillità, loro se lo coccolano. Capisco che in questo periodo non è stato abbandonato a se stesso.

Avete mai provato a trascinarvi dietro, oltre a un pargolo che parla solo khmer, circa 35 kg di detersivi vari, un paio di chili di biscotti, oltre a un discreto numero di merendine e chupa chups, contrattare il prezzo con il tuk-tuk, spiegargli dove è il vostro hotel, caricare tutti quei chili su un trabiccolo trascinato da uno scooter che - quando va bene - è un 110 di cilindrata? E' un'esperienza che chiunque dovrebbe fare. Educa... ;-)

Meno male che avevamo una supporter!

martedì 17 agosto 2010

16 agosto - "quei" momenti che...



Ci sono momenti, nell'arco della giornata, in cui mi fa venire voglia di tornare in tutti i miei precedenti post e modificare, cancellare là dove dico che è buono e dolce.

Ci sono momenti in cui sono io a pensare "Com'è che si chiama quello del primo piano? Erode? Chissà che numero di stanza ha... mò lo chiamo!".

Ci sono momenti in cui ricordo mia madre che urlava "io ti ho fatto, io ti disfo!", ma poi penso che nel suo caso non è applicabile.

Ci sono momenti in cui arrivi a pensare con invidia alle tecniche di quelle studentesse americane che fanno le baby sitter (ma loro c'hanno a disposizione una cucina con forno a gas...).

Ci sono momenti... che passano in fretta.
Pochi istanti, quasi volesse metterci alla prova.
Pochi minuti di stizza selvaggia (ma finora mai più di trenta - ben al di sotto del minimo sindacale).
Poi, ti guarda con quegli occhioni scuri, profondi e furbi, un sorrisetto ammiccante e una delle sue smorfiette che ti squagliano...
Allora dovrei ripristinare i post modificati, perché andavano bene "in originale". Meglio non modificare nulla.
Ma così non vale, fetentino! Come si dice a 10.000 km da qui, sei un pò figgh'i'androcchia!

Intanto, fuori, l'umidità è alle stelle: se hai problemi ai bronchi, qui l'aerosol non serve...

domenica 15 agosto 2010

14 agosto - il ristorante dei bimbi di strada


Stasera va così... dopo una videochiamata con Antonio e Loredana da Città di Castello (nel corso della quale il cucciolo si è preso un sacco di complimenti e sono state scambiate benevole linguacce), in camera nostra sembra di essere nel '45, con la sirena di allarme - attacco aereo... siamo al sesto piano, dal primo piano ha già chiamato tre volte un certo Erode, chiedendo del mio cucciolo ma, malgrado tutto, ho negato.


Dopo la pioggia di ieri, l'umidità è alle stelle e il sudore avviluppa i corpi fino a quando non si entra in un qualsiasi locale con aria condizionata, nel nostro caso un bar dal cui condizionatore fa capolino un terrificante "18°"; in un attimo, per una misteriosa reazione chimico-fisica, il sudore si rapprende creando un effetto domopack sulla pelle: inizio a capire come si sentono gli avanzi di cibo nel frigorifero...


Stamattina siamo tornati al ristorante per i bimbi di strada, una realtà dove i bimbi trovano una doccia e un piatto caldo prima di andare a lavorare (se ho capito bene, raccolgono lattine e cose così).
Oltre a noi, c'era solo un'altra mamma: i tre referenti erano quindi a totale disposizione, momento ideale per chiaccherare tranquillamente.
In questa struttura, da febbraio ad oggi sono stati somministrati più di 17.000 pasti (non è un errore di battitura), una media di 80 pasti al giorno, con "picchi" di 150.

Questi cuccioli d'uomo che abbiamo incontrato sono incredibili, sorridenti; ci hanno accolti ringraziandoci per essere lì da loro, figuratevi cosa è successo quando sono spuntati fuori chupa chups, caramelle e biscotti! Ad ogni mia smorfia buffonesca (non lesino, in questo...) era uno sghignazzìo divertito ma composto. Quasi tutti: qualcuno ha sulle spalle un fardello che impedisce di gioire, "a prescindere".
Alcune bimbette più grandicelle tagliano le unghie ai più piccoli, due metri più in là altri lavano i piatti, l'giene lascia forse a desiderare ma questi pochi metri quadrati mi sembrano un grosso punto di riferimento, per loro.

Abbiamo chiaccherato con i referenti delle varie iniziative umanitarie esistenti in Cambogia, non solo "legate" al nostro Ente, ed è emerso che purtoppo accade che dietro le mentite spoglie di una associazione no profit si celino personaggi quantomeno discutibili, per i quali il no profit è diventato un pallido ricordo. Cicero pro domo sua... Questo mi rattrista, soprattutto se detto in un contesto di povertà dignitosa come quello in cui eravamo.


Pheara, che di per sé è di natura socievole, con i referenti è addirittura affettuoso, si tocca con mano che in questi anni lo hanno seguito.
Ad un certo punto, ha detto qualcosa; la referente ci ha tradotto il suo dolore per quei bimbi più sfortunati di lui, perché lui ha due genitori che sono la sua luce... (non ricordo le parole esatte, ma senz'altro ricordo "parents" e "light"). E' tosto, il pistacchio!


Stasera a cena abbiamo imparato che per un cambogianino di 3 anni e mezzo l'approccio con la pasta è meglio che avvenga sotto forma di maccherone; assolutamente sconsigliato lo spaghetto.


L'allarme ora tace, Erode ha smesso di telefonare, è tempo che raggiunga Maria sotto le coltri del rifugio aereo dove lei già da un pò si gode un meritato riposo...

sabato 14 agosto 2010

venerdì 13 agosto 2010 - le suorine

Stamattina, siamo andati a cercare le suorine di Madre Teresa, hanno un istituto molto vicino al nostro albergo.
Ho l'indirizzo, chiedo a destra e a manca... nessuno ne sa nulla, addirittura ottengo indicazioni devianti (in maniera spudorata, col sogghigno).
Non demordo.
Pochi minuti e le troviamo (Maria mugugna un pò per questo sù e giù lungo il Monivong Boulevard).
Riesco a spiegare alla suora che ci apre: l'amica di una mia amica (di cui non so praticamente nulla) ha adottato un bimbo con loro, tempo fa... Lei ci invita a salire al 1° piano, dove c'è la suorina che se ne occupava.
Pheara "sente" odore di istituto, non vuole entrare, non vuole nemmeno scendere dal passeggino. Ci vuole qualche minuto (io stavo ormai rinunciando) quando si abbarbica alla mamma e decide di fidarsi.
Saliamo.
E' ora di pranzo.
Sister Jedidia ci accoglie, colta alla sprovvista, con le mani sporche di riso (è ora di pranzo), iniziamo a chiaccherare. Si ricorda di quella famiglia, di quel bimbo.
Mentre parlo con lei, mi guardo intorno e tengo d'occhio mio figlio.
I bimbi dell'istituto sono 23, perlopiù piccoli; molti con problemi fisici (evidenti) o psichici; qualcuno è in attesa di abbinamento.
Ci ronzano intorno, Pheara sembra abbia superato la diffidenza iniziale, permette addirittura alla mamma di prendere in braccio un bimbetto mentre lui si aggira tra gli altri. Il tempo vola, in un ambiente decisamente meno piacevole dell'istituto in cui è cresciuto Pheara ma in cui regna una serenità rappacificante.

Il motivo reale della visita non è "portare i saluti" di una coppia ma cercare di aiutare. E' con un pò di imbarazzo che chiedo a sister J. come possiamo farlo (so che soldi non ne vogliono); lei è molto più serena: declina l'offerta di riso, hanno bisogno prevalentemente di detersivo e ammorbidente.
"Solo questo?" chiedo (sempre con imbarazzo); "dipende da te", mi risponde con un sorriso dolce e disarmante.
Aggiungiamo detersivo per i pavimenti e biscotti, "con la crema, quelli secchi ne mangiano uno e poi basta!"

Al momento di uscire, getto l'occhio su mio figlio: è tranquillo, si sente protetto.
Fatti 200 metri, festeggiamo insieme con un "cocco da bere" che lui apprezza molto.


Pomeriggio, visita medica: Maria ha notato una macchia alla base del pisellino e non è tranquilla.
Occhiata generale, tutto bene, il mio fustacchione è 95 cm. x 14 kg, rientra nei parametri.
Ha due punture d'insetto, probabilmente formica, una sulla punta del pisello e una alla base. Pomatina.
Gli danno fastidio, se lo gratta... Ci credo, povero figlio mio!

Alle 17:30, vado in farmacia per la pomata e, in contemporanea, il cielo si ricorda che siamo in periodo monsonico.
Non esagero: 10 cm d'acqua nel giro di pochi minuti. Una pantegana da 15 cm coda esclusa attraversa la strada, forse è un'allucinazione ma per un attimo mi pare abbia maschera e boccaglio...
Tuoni e fulmini, fuga in albergo con un tuk-tuk (il taxi cambogiano: una carretta trainata da uno scooter) che mi ruba 2 dollari per 500 mt. di percorso (la tariffa ordinaria è 3 dollari per attraversare mezza Phnom Penh); Pheara mi attende sulla porta della camera e quando mi vede mi salta al collo ridendo come un matto... Sono fradicio (qui, quando piove, piove!) ma siamo tutti felici. Altro che la famiglia del mulino bianco!

venerdì 13 agosto 2010

Cronache da Siem Reap


Qualche giorno senza internet, ma sono comunque riuscito a compilare il mio diario quotidianamente: non voglio perdere nemmeno un'istante di questo primo periodo genitoriale, il primo e il più strano, perché "giocato" in trasferta.


08/08/2010

Il viaggio per Sieam Rap (Templi di Angkor) è stato tutt'altro che leggero: la durata prevista, 6 ore compresa la sosta al ristorante, si è allungata di oltre due ore; Maria, che già era titubante sull'opportunità di questa "trasferta turistica", ha avuto qualche attimo di sclero - anche perché il pullmino che ci ha trasportati era ad alta densità abitativa e il condizionatore, poveretto, ha avuto il suo bel da fare.
Il cucciolo, invece, si è comportato con estrema dignità, senza eccessivo nervosismo e godendosi le arachidi bagnate (si spera non nell'acqua del Mekong...), acquistate durante una sosta e che ha dimostrato di conoscere bene (quando le ha viste, gli si sono illuminati gli occhi) e di apprezzare.

Probabilmente, per lui il concetto di valigia non esiste ( meglio non esisteva) quindi, quando ci siamo preparati per la trasferta non ha avuto alcuna reazione.
Per lui, la camera di albergo a Phnom Penh equivaleva alla casa ("tia", come dice lui), qualsiasi cosa vi accade dentro pare normale.
Quando siamo arrivati a Sieam Rap, in albergo, davanti alla porta della nuova "tia", ha avuto un attimo di perplessità... Corrucciato, ha scosso la testa: non voleva entrare, non era "tia", quella.
Ci è voluto comunque poco: entrati noi, ci ha seguiti e nell'arco di pochi secondi si è ricreato l'equilibrio: "tia" non sono quattro mura, "tia" sono mamma, papà e Pheara, non importa dove.
Almeno, io ho avuto questa impressione...



09/08/2010

Devo ammetterlo: Maria aveva ragione; i templi sono troppo.
E' anche un'età balzana: più piccolo, lo avrei tenuto in braccio senza problemi; più grande, sarebbe stato più autonomo. E' un'età intermedia, l'avevamo già toccato con mano nella caccia all'abbigliamento: troppo grande per il reparto neonato, troppo piccolo per il reparto bambino.
Crescerà.

Tornando ai templi, Maria e Pheara sono tornati pressoché immediatamente in albergo (l'organizzazione CIFA è notevole...); io sono rimasto un pò ma, alla prima occasione, sono tornato in albergo da loro.
Pomeriggio, shopping.
E' quasi imbarazzante: la gente del posto ci chiede, sbiascichiamo in inglese una qualche spiegazione e subito si rivolgono a lui in khmer. E lui socializza facile, anche se - è sempre più evidente - il suo punto di riferimento siamo noi, ogni istante di più.


10/08/2010

Non ho visto Tomb Rider ma credo che lo noleggerò al più presto, per vedere il tempio "avvolto" dalla giungla che ne è stato il set ed è qui, a pochi km da me ma che ho scelto di non visitare.
Maria mi ha più volte detto che, se volevo, potevo andarci: per una mattina sarebbe riuscita a gestire il piccolo. Ma era chiaramente una concessione sofferta (e che sottintendeva probabili ripercussioni...).
Inoltre, non sono qui per turismo; se riesco a vedere qualcosa con la mia famiglia, è tutto un di più.
Quindi, stamattina mi sono goduto mio figlio in piscina: mitico!

Oddio, 8 ore di pullmino per venire, altre 8 per tornare, otre a 650 dollari: per un paio di ore in piscina forse è un pò eccessivo... Però nell'albergo di Phnom Penh la piscina è chiusa per lavori, quindi...

A mezzogiorno, pranzo al ristorante.
Oltre ai bambini che cercano di venderti braccialetti e cartoline (e ci riescono... come dai retta a uno salta fuori tutta la banda! Non è accattonaggio, è libero mercato: ti propongono oggetti assolutamente inutili ad un prezzo spropositato, ma con una simpatia che ti frega... Vabbé che dieci dollari non sono una gran cosa, ma mo' che me ne faccio di tutti quei braccialetti???) ci siamo scontrati - almeno credo - con le vittime delle mine anti-uomo: almeno un paio di adulti mutilati, un ragazzetto senza una gamba, un uomo cieco col volto sfigurato e segni di ustione sulle braccia, accompagnato e guidato da un ragazzino (il figlio?). Straziante...
Pheara si è tirato in piedi sulla sedia, guardando questi personaggi allontanarsi. Apparentemente non con morbosa curiosità né disgusto o altro. Li ha osservati, stop. Non ha detto nulla e se anche l'avesse fatto non l'avrei capito; e anche capendolo, qualsiasi cosa avesse detto cosa avrei potuto rispondere?

Ho imparato la lezione: mai più tavoli in strada!

Pomeriggio: ancora piscina (devo ammortizzare i 650 dollari!).
Pheara si è lanciato con un padre più bravo di me a gestirlo in acqua ma, dopo pochi minuti, mi ha cercato; dimostra sempre di più di capire, accettare e apprezzare il nostro legame.

Lo adoro, anche se la sera devo far finta di dormire anch'io sennò lui non va a letto (Maria gli canta pure la ninna-nanna... rischiosa anche per me) e poi mi ritrovo in terrazza, al buio e circondato da zanzare piccole ma cattive come Pol Pot, a scrivere per non dimenticare, un domani, questa incredibile ed eccezionale avventura.


11/08/2010

Ho un figlio da cucco...
Ovunque vada, le donzelle lo guardano e iniziano a parlare con il papà... ;-)
...se non altro, mi sto creando la scusa per non accompagnarlo io all'asilo!

E' sempre più socievole, cerca di chiaccherare con tutti ma alla fine il suo riferimento siamo noi.
Stiamo vivendo in pochissimo giorni un concentrato di quello che i genitori "bio" vivono in anni; è molto faticoso, ma estremamente gratificante.

Phearà non è uno da troppe smancerie, ma il contatto fisico lo cerca (quando vuole lui, però!); dà spazio agli altri, ma alla fine cerca noi.
Anche oggi, al mercato, abbiamo comprato alcuni oggettini; dopo le domande di rito (secondo quello che ormai è un classico: in inglese, io parlo e Maria capisce), le venditrici si sono rivolte a lui in khmer; abbiamo capito che gli hanno detto che noi siamo mamma e papà, lui ha annuito sorridendo tra mille smorfiette come solo lui sa fare e si è fiondato ad abbracciare Maria.

Per fortuna, i capriccetti sono pochi e rapidi, dettati perlopiù dalla stanchezza (e dal fatto di avere due genitori disgraziati... quanto dobbiamo imparare!).

sabato 7 agosto 2010

7° giorno...


2. Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. [Gen. 2,2]

Anche noi siamo giunti al 7° giorno ma, anziché riposarci, siamo andati al parco giochi: un'esperienza discretamente estenuante, anche in considerazione del fatto che il tempo (atmosferico) pare essersi dimenticato che dovremmo essere nella stagione delle piogge, quindi il sole ha martellato alla grande... Ma siamo stati abbondantemente ripagati, nella fatica (grondanti di sudore...) dalle risate di Pheara al termine di una scivolata nei tubi o alla discesa da uno scivolo (il più basso, ovviamente... cuor di leone!).

Nel pomeriggio, il tempo (sempre quello atmosferico) ha avuto un improvviso ricordo e ha fatto il suo dovere e, dopo un discreto acquazzone, l'umidità è insopportabile...

7 giorni con lui, 24 ore su 24, sarà così anche per le prossime 3 settimane.
L'intesa è pressoché perfetta (Beh, insomma, diciamo che ce la si cava); si sta bene, insieme... Sembra proprio fosse nostro destino, incontrarci. E' evidente che ai Piani Alti si sono dati parecchio da fare.
L'unico mio dubbio è come farò a ricominciare a lavorare a settembre, dopo questa full-immersion di piacevole fatica...

Dolce e affettuoso, (quasi) sempre sorridente, è comunque incontenibile, in perenne movimento; per fortuna, il pomeriggio fa il pisolino: è un emulatore nato quindi mamma si sacrifica e gli fa vedere come si dorme dopo pranzo, per quelle due orette.

Ha tanto bisogno del nostro affetto, così come noi del suo. Ci siamo trovati...

giovedì 5 agosto 2010

"Buona" la prima!

Dopo la prima sculacciata, le cose sono cambiate.

Fin dalla sera stessa (quindi oggi siamo alla terza sera consecutiva), al momento di andare a letto "scatta" il magone.

Non è un capriccio, assolutamente: è magone, con lacrima abbondante e singulti. L'unico rimedio è l'abbraccio di mamma, meglio se accompagnato dal canto corale dei genitori (qualcosa di "soft", decisamente cassati quindi i Blues Brothers - però potrei provare con Stand By Your Man!).

Incurante della moderna psicoanalisi (a proposito, si scrive "Froid" ma si legge "fruà"...), credo che la famosa "sculacciata" sia stata una sorta di interruttore: in quel momento , Pheara ha capito (perché vi garantisco che è intelligente... non perché è mio figlio: è veramente tosto!) che la sua vita era cambiata; non più una maman che, per quanto affetto potesse avere, era dedicata a una decina di cuccioli, ma una coppia tutta per lui.

E' però la mancanza di una certezza (la maman) a fronte di una incognita grossa come una casa (noi) e il conseguente sbarellamento: mi hai tolto da una certezza, come puoi dimostrarmi che mi offri qualcosa di meglio?

Durante il giorno è semplice, ha l'esclusiva su due adulti (credo che per lui sia una novità al pari delle scale mobili del centro commerciale, che peraltro ha affrontato con una dignità encomiabile). Ma quale garanzia che, durante la notte, 'sti due non spariscano e tutto torni come prima?

Il pistacchio ha gustato il miele (e le relative punture di api...) ed ha paura di perderlo.
Temo che i magoni serali si susseguiranno, con alti e bassi, finché non prenderà coscienza (almeno a livello epidermico) della definitività della sua (nostra) nuova situazione.

Devo tenere duro (e non è difficile: lo adoro!)

martedì 3 agosto 2010

La "prima"

Ecco, lo sapevo... Prima o poi doveva succedere...
Li ho lasciati soli pochi minuti e hanno litigato!
Maria voleva cambiare Pheara e vestirlo per la notte, lui non voleva e ha iniziato a fare il pazzerello, scagliando vestiti e suppellettili ovunque.
Non potendo ricorrere all'usuale frase "guarda che chiamo papà", Maria è ricorsa a metodi più tradizionali: un'amorevole sculacciata, cui è seguito, a quanto pare, un pianto irrefrenabile: io non c'ero, il tutto mi è stato riferito successivamente dalle due parti, ognuno nella propria lingua.

Al mio arrivo, le cose si erano ormai chetate: Pheara giochiucchia da solo con l'aria mesta da "guardate come sono buonino..." e Maria in preda a un leggero senso di colpa: pensa di avere esagerato, le viene il magone...

Conoscevo la depressione "post partum", ma quella "post sculacciatam" no!

Ma 'sti Servizi Sociali, invece di insistere con il lutto, perché non ce lo hanno spiegato? Una mamma bio arriva alla prima sculacciata dopo mesi (se non anni), quindi ha avuto tutto il tempo per metabolizzare; diversamente, una mamma ado ci arriva nel giro di pochi giorni, spesso mentre è ancora in quello stato di grazia tipico di chi ha appena coronato un desiderio coltivato e sofferto per anni.

Peraltro, sono convinto che questa sera Maria abbia guadagnato autorevolezza agli occhi di nostro figlio.

Forse freudianamente parlando ho scritto una enorme vaccata, ma...

lunedì 2 agosto 2010

Pensavo, prima di partire, a tutte le emozioni che avrei provato conoscendo finalmente il mio cucciolo, dopo oltre un anno di attesa con la foto "in tasca".
Pensavo a tutte le parole sentite, ai problemi e le difficoltà che il terrorismo psicologico dei servizi sociali era mio malgrado riuscito ad inculcarmi...
Invece, anche il secondo giorno è trascorso sereno; certo, c'è da sgridarlo, da contenerlo... ma le soddisfazioni che dà sono incommensurabili.
Chiunque di noi due l'abbia per mano, lui continua a voler vicino anche l'altro, che non si puà permettere di stare due passi indietro: Pheara si volta in continuo, ci vuole entrambi.
Chiaramente parteggia per la mamma (che, stronzetta, quando c'è da fare la "voce grossa" se ne esce con il più classici dei "guarda che chiamo papà", mentre lei gliele dà tutte vinte). Ma è già la seconda sera che si addormenta solo se lo "alletto" io: gli parlo, lo copro, due carezze e lui si acquieta; dopodiché posso allontanarmi e, nel giro di pochi minuti dorme. Per fortuna non russa, ma in compenso oggi ha tirato un paio di bombardoni da "evacuazione camera".

Per ora, quindi, serenità reciproca. Parliamo due lingue diverse ma ci intendiamo perfettamente, siamo una famiglia (per la cronaca, da oggi anche ufficialmente).

Mi sta però sorgendo una domanda.
Oggi, per la prima volta dal 1992, ho bevuto un caffé dopo le 17:00 (vabbé, caffè da queste parti è parola grossa) senza paura di passare la notte insonne; ma PERCHE' i Servizi Sociali, invece di tante parole su abbandono - elaborazione del lutto - trauma - distacco eccetera, non ci dicono sinceramente quanto è difficile e faticoso essere genitori? Ma loro, hanno mai portato un bimbo di tre anni e mezzo in un centro commerciale? Perché mi hanno tenuto nascosto che un minatore gallese, alla sera, è più riposato di un genitore? Perché sviscerano il mio subconscio senza curarsi minimamente dello stato della mia colonna vertebrale (soprattutto in zona lombo-sacrale)?
E sono solo al secondo giorno...


Ieri sera, arrivati in albergo, ho mostrato a Pheara la sua foto che ci diedero all'abbinamento, un anno fa; si è riconosciuto e l'ha voluta.
Beh, mi sono accorto che ce l'ha sempre in tasca (insieme alle bolle di sapone... immaginate in che stato!!!)

domenica 1 agosto 2010

L'incontro

Notte insonne, sindrome "da incontro"...
Sveglia alle 6:00, partenza alle 7:30. La città è già caotica, scooter stracarichi (il massimo avvistato è 4 passeggeri...) sfrecciano ovunque, anche in contromano, ma il nostro autista non si agita.
Fuori città, invece, i sorpassi azzardati si sprecano, preceduti da sonore strombazzate. Non posso fare a meno di notare che il centro del volante - in corrispondenza del clacson - è più consumato.

Passano 4 ore circa, durante le quali la tensione scema via via, lasciando il posto ad una quieta serenità.

Durante il viaggio la nostra referente cambogiana, dopo l'ennesima telefonata, ci comunica che Pheara ci sta aspettando!!

Arriviamo in istituto, da un gruppo di marmocchi di varie età, tutti in t-shirt o comunque vestiti da gioco, si stacca un pistacchietto in camicia bianca che, titubante, si avvicina. Non molto convinto, forse, ma si avvicina e si lascia abbracciare da Maria: ok, la sua scelta è fatta!
Entriamo nella sua camerata, attorniati dai bimbi; dopo un pò di moine (prevalentemente tra Maria e Pheara, io stavo un pò in disparte), tiro fuori un sacchetto di palle di gomma leggere (tipo "angolo bimbi" Ikea), faccio il brillante tentando un pò di giocoleria ma sono fuori allenamento e le palle troppo leggere: i bimbi si scompisciano, tranne uno che prende tre palle e si esibisce in numeri che io manco mi sogno!
E' l'inizio: scoppia la guerra delle palline, un misto di giocoleria, calcio, basket e tiro al pupazzo!

Per un'oretta va avanti così, poi è il momento di ripartire. Ed è qui che esplode la nostra crisi; la maman, con le lacrime agli occhi, saluta per l'ultima volta il suo cucciolo, le bimbe più grandicelle stanno in disparte con i lucciconi agli occhi mentre i coetanei maschi, già rimasti in disparte per tutto il tempo, si atteggiano a duri ma l'occhio è triste.
I più piccoli smettono di ridere, le palline (fino a pochi istanti prima ambite prede) rimangono sul pavimento.

Quella forte emozione che mi attendevo al primo sguardo non c'è stata, sostituita da una incredibile naturalezza e perfidamente rimpiazzata da un'angoscia che non mi aspettavo. Sono riuscito a mitigarla, almeno in parte, all'ultimo istante, prima di salire definitivamente in macchina, mostrando e insegnando al "fenomeno" della giocoleria il trucchetto dell'indice che si stacca. Quando la macchina si muove, tutti fanno "ciao-ciao" con la manina, un mezzo sorriso e l'occhio ancora lucido; lui mi fa vedere l'indice che si stacca!

Il rientro è tranquillo, sempre più Pheara si relaziona con Maria fino a riuscire a guardarla negli occhi; me, mi tiene d'occhio di nascosto, mi guarda di sottecchi.
Passa il tempo guardandosi intorno: è solo la seconda volta che esce dall'istituto.
Scoppia un temporale e il cucciolo si addormenta, giusto in tempo per evitare la vista dell'esito di un incidente: due corpi riversi sulla strada, immobili... non sappiamo cosa sia loro successo ma non è stato un bello spettacolo.

Arriviamo in città, è già buio: guarda rapito le luci della sua prima uscita "by night".

Arriviamo in camera d'albergo. La prima doccia non vuole togliere i pantaloncini: che problema c'è? A metà doccia vince Maria.

Prova i vari vestitini e la mia sciarpa verde: gli piace!

Scendiamo una decina di minuti nella hall ma vuole subito risalire (si fa capire bene...). Io vorrei finire la sigaretta ma non posso, devo salire anch'io: sono stato promosso? Vedremo...

E' ordinato, pulito, abbastanza obbediente: sono le 22:30 e ha fatto la doccia, mangiato in maniera composta e si è addormentato senza il minimo capriccio.

Domani, la cerimonia che lo "ufficializzerà" nostro figlio...